La leggenda narra che il poeta e scrittore napoletano Salvatore Di Giacomo, vedendo una piccola finestra sul cui davanzale c’era un garofano, ebbe l’ispirazione per quella che è una delle più celebri canzoni napoletane: Marechiaro.La sua vista mozzafiato sul golfo di Napoli ha fatto innamorare e sognare.
Lo straordinario panorama di questa location situata tra il golfo e le rocce della collina di Posillipo ha affascinato non poco grandi letterati e musicisti del passato; uno tra tutti il celebre Wolfgang Goethe, il quale estasiato a quella vista, pronunciò parole di ammirazione: “Mai nella vita mi fu dato di godere di una così splendida visione…”
Anticamente il borgo di Posillipo intorno a via Marechiaro, prendeva il nome di Santa Maria, in onore alla chiesa di Santa Maria del faro. Il nome Marechiaro, non deriva dalla limpidezza dell’acqua come in molti sono portati a credere bensi dalla loro quiete.A Marechiaro, d’altronde, sorgevano le sontuose ville di Lucullo, di Cicerone, di Pompeo, di Vedio Pollione, la Scuola del sommo poeta latino Virgilio, sia per l’aria salubre di cui si godeva, sia per la straordinaria fertilità di quelle terre e delle acque.
Il nome del borgo è associato da sempre alla celebre Finestra ” A’ fenestrella e Marechiare“. Il più famoso componimento è senz’altro quello scritto da Salvatore Di Giacomo e Francesco Paolo Tosti, dal titolo “Marechiare”, risalente al 1885. La celebre fenestrella che il poeta evoca nel testo ha acuito il mito leggendario del piccolo borgo di Posillipo.
Il Palazzo degli Spiriti fu scoperto per la prima volta nel 1840 dal regio ingegnere Guglielmo Bechi e segretario del Real Istituto, oggi, Accademia di Belle Arti di Napoli.
Il Palazzo degli Spiriti a Marechiaro è sicuramente uno dei luoghi più misteriosi e suggestivi di Napoli, inserito nello splendido scenario del parco archeologico e marino di Pausilypon. Si racconta dei suoi fantasmi che apparirebbero a notte fonda.
La leggenda attribuisce alla Villa o Palazzo degli Spiriti una fama sinistra: fu chiamata «Domus praestigiarum» cioè «casa delle stregonerie». Secondo la leggenda popolare, la villa è abitata da spiriti e fantasmi antichi e ne sono testimoni i vecchi pescatori e marinai di Marechiaro che hanno alimentato l’aurea spettrale nell’antico rudere del palazzo. Accostandosi nelle vicinanze, i barcaioli giurano di aver udito invocare poesie da questa figura e che l’abbiano riportate nei versi latini, pur ignorando la lingua e i poemi. Che si tratti dell’acclamato poeta Virgilio?
Questo piccolo borghetto di pescatori è parte integrande del folklore e della tradizione di questa città. Tavole che sanno di mare, tra cui quella della Trattoria Cicciotto, praticamente un pezzo di storia. Tra i piatti imprescindibili: i paccheri ai frutti di mare, le linguine all’astice, la fantastica sopressata di polpo e la classica grigliata mista.
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