Eduardo De Filippo diceva: “Io, per esempio, a tutto rinuncerei tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori al balcone, dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatta dopo mangiato. E me la devo fare io stesso, con mani”.
Perché a Napoli il caffè è sp
L’introduzione del caffè a Napoli si deve a Maria Carolina D’Asburgo-Lorena, sposa nel 1768 di Ferdinando di Borbone, che portò nella città partenopea un’usanza già presente a Vienna.
Si racconta che nel 1771, nella Reggia di Caserta, fu organizzato un ballo dove il caffè venne servito da quelli che, probabilmente, furono i primi baristi, vestiti con giubba e cappellino bianco: nacque il primo Caffè del Regno di Napoli. Insieme a questa bevanda dal colore nero, Maria Carolina portò nella città partenopea anche il kipferl (il cornetto): la fortunata accoppiata caffè-croissant le fu consigliata dalla sorella Maria Antonietta di Francia
In ruolo importantissimo nella diffusione del caffè a Napoli la ebbe la cuccumella. Inventata nel 1819 la caffettiera napoletana introdusse un nuovo modo di fare il caffè in casa, un sistema con doppio filtro che fece abbandonare il sistema turco, a infusione, per creare quello che è diventato il caffè napoletano ovvero denso e scuro.
Il sistema a doppio filtro passerà poi alla moka che sarà inventata e introdotta nel ‘900.
Nel 1900, poi, si passò all’adozione della “macchina per espresso” che era molto difficile da maneggiare, ma di cui i napoletani divennero subito abili maestri: nacque l’espresso napoletano. La cuccumella andò in disuso dopo che il piemontese Bialetti inventò, nel 1933, la moka. Più pratica e veloce, ma i napoletani erano già divenuti abili maestri nel maneggiare la macchina per espresso da bar.
La tradizione del caffè sospeso nasce a Napoli, ma sulle sue origini storiche si discute ancora oggi.
Il caffè sospeso consiste nel pagare un secondo caffè, appunto sospeso, anziché chiedere al barista di ricevere indietro il resto, offrendo di fatto agli avventori in difficoltà della giornata una bella tazzina di caffè napoletano.
Eduardo De Filippo diceva: “Io, per esempio, a tutto rinuncerei tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori al balcone, dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatta dopo mangiato. E me la devo fare io stesso, con mani”.
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